Cessi pubblici

Una delle ultimi creazioni di Guo Shixing è Cesuo [bagni pubblici] allestito al Capital Theatre di Pechino nel 2004.

L’evoluzione della Pechino nella seconda metà del Novecento è raccontata impietosamente attraverso un cesso pubblico, il suo custode, i frequentatori del quartiere: chi fa carriera; chi si arrampica socialmente; chi naufraga nonostante tutte le buone intenzioni; chi si perde e chi si reinventa; chi svende i propri sogni e chi resiste, spezzandosi.

Uomini e donne, dagli anni Settanta ai giorni nostri, dalla Rivoluzione Culturale al Grande Decollo Economico.

Il tutto in soli tre giorni: uno nel 1975, uno nel 1985, uno nel 1995.

La Cina si guarda allo specchio in questo testo e che si rivela un’immane metafora della crisi economica e sociale contemporanea, del bivio tra collettività e individualismo.

E ha qualcosa da dire anche all’Occidente.

Traduzione e cura di Sergio Basso.

Guo Shixing

È uno dei più grandi drammaturghi cinesi.

Negli anni Novanta ha concepito la trilogia Yuren; Niaoren; Qiren [Uomini-pesce, Uomini-uccello, Uomini-scacco]: in tre pièces affronta tre hobby dei pechinesi: andare a pesca, portare i canarini al parco, giocare a scacchi nei crocicchi.

Tre passioni, folkloriche, icastiche, che sconfinano rapidamente nell’ossessione.

Ed ecco che esaminare un passatempo diventa l’occasione di raccontare la società cinese contemporanea e le sue idiosincrasie.

Perché presenta in maniera icastica una realtà, quella cinese, sempre più presente nel nostro orizzonte quotidiano.

Perché sebbene parli di una realtà specifica, le sue parabole sull’essere umano riescono a essere universali: sembra un Aristofane moderno venuto dall’Oriente.