Fritz Lang

Regista simbolo insieme a F. W. Murnau dell'espressionismo tedesco, Fritz Lang dopo il suo capolavoro Metropolis del 1926, seppe trasporre le innovazioni e l'estetica del cinema di Weimar all'interno del gusto patinato hollywoodiano, senza tralasciare tuttavia una forte «carica di indignazione sociale» (come dimostrano i successi americani Furia del 1936, con Spencer Tracy e Sono innocente del 1937, con Henry Fonda).

Attraverso testimonianze e appunti del regista, l'approfondita analisi di Lotte Eisner incentrata sulla minuziosa decostruzione di ogni film di Lang, riesce a far emergere la grandezza di un autore che ha segnato la storia del cinema della prima metà del Novecento.

A cura di Giovanni Maria Rossi

Prefazione di Goffredo Fofi

Lotte H. Eisner

Nata a Berlino nel 1896, è stata una delle più importanti storiche del cinema del Novecento.

Negli anni Venti lavorò come giornalista scrivendo recensioni teatrali e cinematografiche per influenti riviste culturali tedesche come «Berliner Tageblatt» e «Film-Kurier».

Costretta a lasciare la Germania nel 1933 perché ebrea, si stabilì a Parigi – divenendo cittadina francese – e vi morì nel 1983.

Durante la sua 'seconda vita francese' fu caporedattrice di «Cinémathèque Française», diventando un'esperta collezionista della scenografia di Weimar, e scrisse il suo primo libro sul cinema tedesco, Lo schermo demoniaco (1952).

Seguono le sue monografie, prima su F. W. Murnau, nel 1964, e infine, nel 1976, sul suo amico di sempre Fritz Lang.

Negli anni Sessanta divenne il simbolo della rinascita del cinema tedesco per registi come Werner Herzog, Wim Wenders, Margarethe von Trotta e Rainer Werner Fassbinder.