La figlia di Ibsen

Lettura di Hedda Gabler

Hedda Gabler, protagonista del dramma omonimo ibseniano, è uno dei personaggi più controversi dell’autore norvegese e di tutto il teatro europeo fine Ottocento.

È una donna malata di estetismo, piena di paure e di nevrosi, che si uccide per non re­stare vittima delle trame da lei stessa ordite e per liberarsi dalla terribile noia in cui soffoca.

Non potendo realizzare la bellezza di cui delira, esce di scena brutalmente, mentre le sopravvivo­no i protagonisti del mondo quotidiano, angusto, ipocrita e piccolo-borghese.

Hedda è un’eroina antipatica, dunque, che brucia i libri agli scrittori suoi spasimanti e vede quale massimo rischio per lei l’ipotesi di restare incinta.

Donna sterile per eccellenza, priva di futuro, patetica e impotente, questo perso­naggio consente nondimeno una critica radicale della società del suo tempo e del teatro che la rappresenta, divenendo una sorta di simbolo angoscioso della morte dell’arte (anche teatra­le) nella cultura organizzata su basi di massa, testamento lut­tuoso sull’impossibilità di essere autori e attori tragici nel salot­to della chiacchiera e dell’intrigo. 

Lo studio ripercorre tutta l’opera ibseniana, sezionandola per temi fissi e per archetipi, dall’eroe dell'ascesi all’eroe della caduta nei sensi, dalla Valchi­ria, divoratrice d’uomini, alla Ninfa Egeria, al contrario umile e febbrile ancella dell’intellettuale, ritrovando in Hedda Gabler una paradossale sintesi di tali ruoli e nel suo torbido rapporto col padre una metafora cifrata sul mistero della scrittura.

Paolo Puppa

Accademico olimpico, già ordinario di Storia dello spettacolo all’Università di Venezia e direttore del dipartimento di storia delle arti, ha alle spalle volumi su Pirandello, Fo, Rosso di San Secondo, Ibsen, D’Annunzio, Goldoni, Storie della regia e della drammaturgia, monografie su attori come Baseggio, su registi come Brook e sul monologo.

Ha diretto, in qualità di coeditor, nel 2006 per la Cambridge University Press The History of the Italian Theatre, e nel 2007 per l’Università di Princeton Encyclopedia of the Italian Literature.

Nel 2013 è stato coeditor di Differences on stage, per la Cambridge Scholars 2013, premiato col George Freedley Memorial Award, mentre nel 2014 ha pubblicato con ETS La Serenissima in scena: Da Goldoni a Paolini.

Attualmente collabora al Dizionario biografico degli italiani, oltre a co-dirigere la rivista «Archivio d’Annunzio».

Come commediografo, ha all’attivo molti copioni, pubblicati, tradotti e rappresentati anche all’estero, tra cui La collina di Euridice (premio Pirandello 1996) e Zio mio (premio Bignami-Riccione 1999).

Si ricordano, in particolare Famiglie di notte, Venire, a Venezia, Cronache venete, Le commedie del professore e il recentissimo Altre scene. Copioni del terzo millennio.

N 2006 ha ottenuto il premio come autore dall’Associazione critici di teatro per Parole di Giuda, da lui stesso interpretato, mentre nel 2008 ha vinto il premio teatrale Campiglia marittima con Tim e Tom.

Nel 2015 ha pubblicato il romanzo Ca’ Foscari dei dolori (Titivillus).

Nel 2018 ha vinto il premio nazionale Ugo Betti, dedicato ai terremotati, con Scosse in famiglia.

Nel 2019 ha ottenuto il premio Marionetta d’Argento per la critica teatrale, intitolato a Rosso di San Secondo.