Odio scrivere lettere

I romanzi attraverso le lettere 1838-80

Fëdor Michajlovič Dostoevskij non amava scrivere lettere e lo ripete più volte.

Nonostante questo, il suo epistolario è ricchissimo; molti sono i suoi corrispondenti, alcuni tra i maggiori intellettuali e scrittori del tempo.

Costretto, per ragioni biografiche, a soggiornare per anni all’estero, fu questo l’unico modo per mantenere rapporti con l’ambiente letterario russo.

Le lettere sono uno strumento formidabile per conoscere la genesi dei principali romanzi, i progetti realizzati e non, le proposte ai molti editori e direttori.

Ma, naturalmente, non c’è solo materiale letterario: assillato dai debiti e dai creditori, Dostoevskij ebbe difficoltà finanziarie per tutta la vita e di questo parla spesso ai suoi amici, parenti e corrispondenti.

Oltre a ciò, ci sono le sue vicende sentimentali, la sua passione per il gioco, i dibattiti e le polemiche ideologiche, i grandi avvenimenti dell’attualità del tempo, la malattia.

È, dunque, indispensabile seguire il suo tormentato e angosciato itinerario esistenziale per comprendere la grandezza di Dostoevskij come uomo e scrittore.

A cura di Fausto Malcovati.

Fëdor Michajlovič Dostoevskij

(1821-81) debutta giovanissimo con un romanzo, Povera gente, che fa scalpore e viene osannato dalla critica.

Fino al 1849 è scrittore prevalentemente di racconti (Il sosia, Le notti bianche); arrestato per aver partecipato alle riunioni del circolo Petraševskij, viene condannato a morte e, poi, ai lavori forzati in Siberia, dove rimane fino al 1854; di questa tragica esperienza parla nel romanzo Memorie da una casa di morti.

Riprende, poi, l’attività letteraria e ritorna al successo con Memorie dal sottosuolo, nel 1864.

A partire dal 1866 con Delitto e castigo, inizia la serie dei grandi romanzi (L’idiota, I demoni, L’adolescente) fino al capolavoro de I fratelli Karamazov, del 1880.

Svolge anche attività pubblicistica, con un famoso foglio di opinioni e polemiche intitolato Il diario di uno scrittore.