Piccola trilogia della morte

La piccola trilogia della morte, raccolta di tre atti unici composti nel 1891, riassume tutti i temi del repertorio di Maurice Maeterlinck, maestro del simbolismo e pioniere del teatro moderno.

Una scena intrisa di attese, misteri, in cui un mondo al crepuscolo si carica di improvvise accensioni, mentre sullo sfondo di visioni tratte dall’arte medievale o da Brueghel il vecchio, compare sempre l’estinzione, fine agognata da personaggi attratti dal silenzio.

Da Yeats a Beckett, sono numerosi gli autori che hanno tratto ispirazione da questi testi, aspetto che denota l’importanza della Piccola trilogia e, in generale, dell’arte drammaturgica di Maeterlinck nel contesto culturale del Novecento.
 

Maurice Maeterlinck

drammaturgo, saggista e poeta belga, nacque a Gand nel 1862.

Interessatosi fin da giovane alla letteratura e alla cultura umanistica (fu tra i fondatori della rivista «La Pléiade»), frequentando l’ambiente parigino, entrò in contatto con Mallarmé e Villiers de l’Isle Adam aderendo al movimento simbolista.

Esordì nel 1889 con la raccolta poetica Serres chaudese con il dramma fiabesco La princesse Maleine, che ottenne le lodi di Mirbeau che lo definì «il nuovo Shakespeare belga».

Testi teatrali come Pelléas et Mélisande (1892, poi musicato da C. Debussy), L’uccellino azzurro (1909) e saggi naturalistici come La vita delle api (1901), gli valsero nel 1911 il Premio Nobel per la letteratura.

Nominato nel 1932 conte da re Alberto I, nel 1939 si trasferì negli Stati Uniti, dove rimase fino al 1947, due anni prima della sua morte, avvenuta a Nizza.