Totò e Vicé

Si chiamano solo per esistere, si fanno domande senza rispondersi: sono Totò e Vicé, angeli o demoni, morti o vivi, anime sospese a metà tra il cielo e la terra.

Stupiti davanti allo spettacolo metafisico dell’esistenza e ne esplorano il senso dell’assurdo: giocano a palla con la luna, a nascondino con la morte; vanno con gli occhi chiusi per vedere cose che con gli occhi aperti non potrebbero vedere.

Tra innocenza e follia, questi due personaggi rappresentano lo scivolamento nel rovescio, il cammino dal noto verso l’ignoto, la loro forza eversiva distrugge ogni pretesa di razionalità.

La comicità che ne scaturisce è una critica verso tutti gli assoluti, una dimostrazione della contraddittorietà dell’esistenza.

Dal 1993, data del suo primo allestimento, il testo, composto di frammenti, si è moltiplicato in modo labirintico, in molteplici versioni.

Poco prima della sua morte, l’autore ha ridisegnato il testo in occasione di questa pubblicazione.

A chiusura del volume, un saggio di Dario Tomasello aiuterà il lettore a posizionare la drammaturgia di Scaldati all’interno della tradizione teatrale italiana.

Contributi di Filippa Ilardo e Dario Tomasello.

Franco Scaldati

Franco Scaldati, scrittore-attore palermitano, pur essendo una delle figure più rilevanti nella scena italiana della seconda metà del Novecento è, di contro, anche quella più appartata.

 Nato nel 1943 a Montelepre, nei primi anni Settanta si dedica alla scrittura e alla realizzazione di spettacoli tratti dai suoi testi con la Compagnia del Sarto da lui stesso fondata.

Il suo impegno è rivolto alla riformulazione del dialetto palermitano secondo una matrice poetico-drammaturgica il cui risultato è l’invenzione di un linguaggio singolarissimo disseminato di echi arcaici, arabeggianti e quotidiani di notevole valenza teatrale.

La sua produzione per il teatro è in buona parte inedita (trentasei testi inediti su tredici pubblicati), nonostante si tratti di un’opera di notevole valore artistico.

Scaldati, dagli anni Settanta fino alla morte, avvenuta nel 2013, ha svolto un’attività degna di rilievo: ha aperto teatri indipendenti (Teatro & C., Re di Coppe, Il Piccolo Teatro), in cui ha ospitato compagnie di punta della ricerca (Cecchi, Corsetti, Martone, Leo De Berardinis); a partire dagli anni Novanta, prima attraverso l’esperienza condotta col Laboratorio Femmine dell’Ombra, poi con l’ultima formazione tuttora attiva, la Compagnia Franco Scaldati, ha svolto la sua attività teatrale con gli abitanti dell’Albergheria, uno dei quartieri più degradati del centro storico di Palermo in un contesto di forte valenza politica e sociale.

Ha rappresentato un percorso artistico esemplare per molti giovani che poi si sono dedicati al teatro, alla letteratura, all’arte.

In qualità di attore ha partecipato a diversi film diretti da registi quali Pasquale Scimeca, Giuseppe Tornatore, i fratelli Taviani  e Ciprì e Maresco.

Negli anni 2005 e 2006 è stato direttore artistico della sezione teatro delle Orestiadi di Gibellina.

Tra i molti premi ricevuti figurano due Sole blu al Festival Riccione TTVV per Il pozzo dei pazzi nel 1987 e per Assassina l’anno successivo; due premi speciali Ubu – il primo durante la stagione 1989/90 per Il Pozzo dei Pazzi, il secondo durante la stagione 1996/97 per La Locanda invisibile e il lavoro svolto nel quartiere Albergheria di Palermo –; il Premio alla Creatività della Società Italiana degli Autori ed Editori, nel 2000 e il Premio dell'Associazione Nazionale dei Critici Italiani nel 2007.