Il cielo non è un fondale

I sogni ci lasciano soli. Nella solitudine dei nostri sogni gli altri, come attori su un palcoscenico, sono e non sono sé stessi.

George Didi-Huberman

Il cielo non è un fondale parte da un sogno che è a sua volta generato da una canzone.

È lì, tra il buio e il corpo della musica che inizia il vero, paradossale lavoro del teatro: sognare gli altri assieme a loro, in uno spazio scenico vuoto che si ingrandisce e si restringe, come l’architettura, a un tempo contratta e smisurata, della nostra mente.

Antonio racconta di aver sognato Daria nei panni di una barbona e, pur avendola riconosciuta, di essere passato oltre; quel gesto innesca una ritmica di incontri e di misconoscimenti, di cadute e di incidenti, di parole e di canzoni, scandita da due sentimenti contraddittori: la paura di essere noi stessi l’altro e il desiderio di metterci, per una volta, al suo posto.

Ma come conciliare la compassione e un’obesità dell’io che non resiste alla tentazione di sostituire a ogni storia la propria?

Alla fine scopriamo, comicamente e tragicamente, l’impossibilità di trasformare la vita quotidiana in una mera idealità.

Anche perché «va a finire sempre che la domenica la gente litiga».

Prefazione di Rossella Menna.

Daria Deflorian, Antonio Tagliarini

Il primo lavoro nato dalla loro collaborazione è del 2008: Rewind, omaggio a Cafè Müller di Pina Bausch.

Nel 2009 hanno portato in scena From a to d and back again, un lavoro liberamente ispirato alla filosofia di Andy Warhol.

Tra il 2010 e il 2011 hanno lavorato al Progetto Reality, grazie al quale Daria Deflorian vince il Premio Ubu 2012 come miglior attrice protagonista.

Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni ha debuttato l’anno successivo al Romaeuropa Festival vincendo il Premio Ubu 2014 come novità italiana o ricerca drammaturgica e nel 2016 il Premio della Critica come miglior spettacolo straniero in Quebec, Canada.

Il cielo non è un fondale, con la collaborazione di Francesco Alberici e Monica Demuru ha debuttato nel 2016.