Sarah Bernhardt, Colette e l’arte del travestimento

Di personaggi alti e plebei, allegri e drammatici, sovente trasgressivi, era gremito l’ambiente parigino fra Ottocento e Novecento.

E tali sono anche i personaggi guida di questo libro: l’attrice più grande e la narratrice di maggior futuro del periodo, che attraversarono l’una il mondo dell’altra incontrandosi una sola volta.

Il travestimento entrò nella loro arte e nella loro vita, in un tempo dal travestimento segnato, in senso sia leggero che tragico.

Ma se ci si travestiva allora in più sensi, Sarah Bernhardt e Colette conferiscono un cuore teatrale, problematicamente teatrale, a queste pagine.

Il teatro, come il travestimento, fa diventare un altro, un’altra; e con forza tale che un’attrice senza padre legale – Sarah – creò allora sconvolgenti personaggi maschili, e una piccola artista di caffè concerto – Colette – ne fu stimolata a cercarsi nella scrittura.

Questa e altre dilatazioni disciplinari, fra storia e letteratura, preparano incontri ulteriori, il più importante dei quali, con Virginia Woolf, funge da commiato.

La trama stessa dei riferimenti ha fatto della storia delle donne l’altro osservatorio privilegiato dell’analisi.

Non a caso la vita condotta oltre i limiti prestabiliti fece delle attrici fra i due secoli figure di riferimento delle emancipazioniste e delle donne in genere.

Arduo era il processo di assunzione e superamento dei ruoli nell’arte e nella vita; e il travestimento fu, per molte, un segno sociale di affermazione dell’identità, affrancata dal femminile, in una sfida-esperienza a tutto campo.

Un mondo altro è così dischiuso da questo libro, non solo storico.

Laura Mariani

Già docente dell’Università di Bologna, attualmente insegna a contratto Storia dell’Attore.

Ha pubblicato Il tempo delle attrici. Emancipazionismo e teatro in Italia fra Ottocento e Novecento (1991), Sarah Bernhardt, Colette e l’arte del travestimento (Il mulino. 1997; riedito da Cue Press nel 2016), L’attrice del cuore. Storia di Giacinta Pezzana attraverso le lettere (2005), Ermanna Montanari. Fare-disfare-rifare nel Teatro delle Albe (2012, 2016 e, nella traduzione inglese di T. H. Simpson, 2017), “Quelle dei pupi erano belle storie”. Vita nell’arte di Pina Patti Cuticchio (2014), Il teatro nel cinema. Tre film di Marco Martinelli e Ermanna Montanari (2021).

Ha curato con altri/altre volumi su Leo de Berardinis e Claudio Meldolesi. Ha vinto il Premio Sant’Anna di Stazzema per Quelle dell’idea. Storie di detenute politiche 1927-1948 (1982).