«Strade maestre» I cardini della drammaturgia europei (Gazzetta di Parma)

Valeria Ottolenghi, Gazzetta di Parma, 4 novembre 2023

D’Elia e Maifredi incontrano nove grandi a partire da Peter Stein

Quest’estate ai festival si è parlato spesso di maestri. Le coincidenze stimolano pensieri.
Da diversi anni – quindici se non si va errando – a Radicondoli, nel bel territorio senese, viene nominato un Maestro di Teatro, con una giuria che decide tra i nomi indicati dal mondo dello spettacolo, mondo che comprende anche gli spettatori.
Nel bando questa la domanda: «ci sono stati/ ci sono maestri di teatro che vi hanno aiutato a crescere, figure particolarmente disponibili, capaci di ascoltare, di met- tersi a confronto con generosità?».
Anche il nome di Gigi Dall’Aglio in questa sorta di albo d’oro.

Da qualche edizione il glorioso Kilowatt dedica un tempo speciale – con spettacoli, dialoghi, video – a una figura importante per il teatro: lì, a Sansepolcro, in territorio aretino, abbiamo incontrato, con Pippo Del Bono, alcune sue opere, nell’ultima edizione invece Antonio Latella, non a caso già Maestro a Radicondoli.
Non solo: da un paio d’anni Paola Pedrazzini con Bottega XNL ha fatto nascere a Piacenza, su modello di Fare Cinema, di cui è responsabile, maestro di riferimento Marco Bellocchio, anche Fare Teatro facendo incontrare ogni anno un gruppo di attori con un maestro con cui viene allestito uno spettacolo, il corso gratuito, pagate le giornate di rappresentazione, il debutto a Veleia.

Ma al di là di Radicondoli, di Sansepolcro e della Bottega piacentina, il motivo di questo ritorno tematico, che subito accendeva gli animi, rendeva effervescenti i pensieri, era il libro «Strade Maestre» di Corrado D’Elia e Sergio Maifredi, ed. Cue Press, un vero viaggio per incontrare, interrogare - e moltiplicare quindi quesiti, confronti, ipotesi - i Maestri del teatro contemporaneo, nove nomi importanti, primo tra questi Peter Stein, che da poco aveva ricevuto il gran titolo a Radicondoli.
Limpida la sua poetica: i veri creatori sono gli autori a cui è necessario restare fedeli, unica condizione per fare teatro d’arte.
Un’affermazione netta che, se fosse vera, sottrarrebbe valore a molto teatro italiano.
Ma fortunatamente sono possibili le convivenze - e comunque lo stesso Stein sa essere potente visionario, specie nella creazione di spazi per le messe in scena. Ma il rigore – anche se per vie diverse – è anche di Eugenio Barba, raggiunto attraverso l’esperienza dell’impegno manuale, ampia la sua narrazione d’esperienza di vita, fondamentale l’incontro con Grotowski.
«Il modo in cui prepari l’attore è un marchio che gli resterà tutta la vita. Non è un problema di sacralità... si tratta di cultura del lavoro».
Una sorta di artigianato? Ma poi nella narrazio- ne c’è molto di più.
L’antropologia teatrale, il training, anche lui con le sue verità, essenziale il contribuito ideativo, fisico degli inter- preti, vita e teatro intensa- mente connessi.
Aperte le modalità di agire di Stefan Kaegi e Rimini Protokoll: qui a un nucleo stabile si aggregano via via persone che collaborano per la scena, teatro di comunità. «Io non parlo mai di arte».
E quasi dialogando a distanza con Stein spiega: «L’origine del teatro non dovrebbe essere il testo ma l’esperienza».
Indimenticabili gli spettacoli di Thomas Ostermeier, sempre grandiosamente pulsanti.
E qui vengono citati «Amleto», «Riccardo III», superbe rielaborazioni shakespeariane, «Il teatro si salva facendo del buon teatro».
Il prossimo appuntamento con «Re Lear».
Limpida la visione di Milo Rau alla ricerca di un nuovo teatro popolare, nel suo «Manifesto» viene sottolineato il valore del processo creativo plurale ancor più dell’esito, essenziale la vicinanza, la conoscenza del particolare per arrivare all’universalità, «il mito universale deve realizzarsi nei singoli corpi, nei singoli luoghi».
Senza divisione tra ragione e sentimenti, due aspetti che non dovrebbero mai essere divisi, riunirli è compito dell’arte».

Impossibile l’incontro con Lev Dodin, magnifiche le sue opere viste in Russia e in Italia.
Ci sono però alcune sue parole, sconvolto da quanto sta accadendo, il ritorno della guerra: questo secolo peggiore del precedente? Come sempre carico di molteplici sollecitazioni il pensiero di Antonio Latella, ogni suo spettacolo pulsante d’assoluta energia con echi che restano a lungo.
«Oggi sono più giovane di prima. Di sicuro non ho più paura di essere dolce.
E non è poco».
Interessante il confronto con la Germania, dove Latella ha una casa e lavora spesso.
I Maestri? «Quelli che hanno avuto il dono di creare un codice che ha poi fatto la differenza», il nome d’esempio Pina Bausch. Krzysztof Warlikowski: a Palermo il dialogo con il regista polacco.
«Il teatro viene dal malessere, viene per aiutarti.
Credo che per questo sia apparso nella mia vita».
Storie vere? «La finzione che non è finzione... ho fatto uno spettacolo sull’impossibilità di raccontare l’Odissea».
Bisogna pensare anche al pubblico, avere fiducia nel teatro. Da discutere la sua visione del teatro italiano.
Resta ultima, in questo percorso a tappe tra i grandi del teatro, la Maestra – sì, grandissima – Ariane Mnouchkine: il teatro come arte del presente, «cerco di creare lo spettacolo che mi piacerebbe vedere e mi fido delle mie emozioni».
Come sempre radicalmente autentico il suo discorso sul teatro, per la forma della creazione, per la sua funzione, ricordando alcune parole che ritornano all’interno del Théâtre du Soleil, «Il tempo si vendica sempre di ciò che facciamo senza di lui».
Gli autori di «Strade Maestre» informano, registrano le parole degli artisti incontrati, aggiungono note.
Ora il discorso è aperto, infinite le domande, sulla preparazione degli attori, i modelli di regia, il training. Qualcuno forse potrebbe chiedere motivo di alcune assenze.
Ma va bene: ora è importante arricchire il dibattito, magari in più sedi.
Non si è più “figli d’arte” come un tempo, ora ci sono percorsi da conquistare: come? con chi? quali errori evitare? Bella l’idea della «Bottega» a Piacenza, come un tempo l’allievo guarda, imita, sperimenta, per allonta- narsi infine in autonomia lungo la sua strada.