Scritti sul cinema
Pensieri, affetti, metamorfosi
Contributi di Laura Vichi, Chiara Tognolotti
Collana I grandi
Lingua Italiano
Il libro
Gli scritti di Jean Epstein sono tra i più eclettici, provocatori e poetici della teoria del cinema.
Attraverso un florilegio di testi, di cui alcuni inediti in italiano, questo libro traccia la cartografia proteiforme del pensiero del cineasta.
Da La poesia di oggi. Un nuovo stato dell’intelligenza (1921) a Buongiorno cinema (1921) e passando per Il cinematografo visto dall’Etna (1926) oltre che per una serie di articoli, il concetto di fotogenia si delinea come elemento centrale della riflessione epsteiniana, ponendosi come criterio essenziale di una ridefinizione continua e sfaccettata dell’idea di cinema.
Il pensiero sul film trova una eco più schiettamente filosofica in Ganimede, che pur non parlando della settima arte giunge ad esaltare i caratteri epidermici e corporei della fotogenia.
Così, se in L’intelligenza di una macchina Epstein pone la questione della cultura visuale, che diviene poi centrale in Il cinema del diavolo, quest’ultima trova un ancoraggio nel corpo di chi guarda il film, aggiungendo alla sua riflessione anche una connotazione sociologica, evidente in Alcol e cinema.
Jean Epstein apre questioni profonde che innerveranno il pensiero sul film degli anni a venire: la relazione tra cinema e filosofia, la centralità di affetti e sensazioni nel processo conoscitivo, la corporeità della visione del film, oltre al rapporto tra fisiologia, empatia e spettatorialità esplorato in tempi recenti dalle neuroscienze.












