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Un’isola fra mito e futuro. Il testo di Lina Prosa commissionato da Corrao
20 Giugno 2025

Un’isola fra mito e futuro. Il testo di Lina Prosa commissionato da Corrao

Marta Occhipinti, «la Repubblica»

Esce la drammaturgia che il presidente delle Orestiadi avrebbe voluto per Gibellina: Icaro, le rovine e i pescatori.

Tempo e silenzio sono trascorsi in quattordici anni. E in mezzo un testo teatrale rimasto nel cassetto, che fermò il suo orologio nell’estate del 2011. «Gentile e preziosa, amica, è mio desiderio riaffermare la peculiare identità siciliana, la sua molteplicità di spirito e di cultura, la stratificazione storica e poetica delle civiltà universali, la memoria ma anche l’oblio». A scrivere una lettera datata 21 aprile 2011 è l’ideatore di Gibellina Nuova, Ludovico Corrao. Il destinatario è la drammaturga Lina Prosa, che più avanti nell’epistola viene incaricata, per conto della Fondazione Orestiadi, di elaborare un testo drammaturgico che sarebbe stato rappresentato nell’edizione 2012 delle Orestiadi di Gibellina.

«Solo la scrittura poetica di Lina Prosa può tradurre la necessità della Sicilia di una sincera analisi e confessione rigenerante, progettare nuovi orizzonti per contribuire al processo di affermazione di antichi e nuovi valori nel dialogo con tutte le altre culture», aggiungeva l’ex senatore.

Il sogno di Corrao, interrotto nell’agosto del 2011 dal suo assassinio, era quello di un teatro del Mediterraneo, di un teatro che interrogando se stesso, prendendo in prestito sostrati di memorie mitiche e di vita vissuta, provasse a immaginare visioni future. E quel testo, sul quale Lina Prosa aveva iniziato a lavorare sin da subito fu interrotto proprio nell’attesa della consegna finale. L’incontro tra Prosa e Corrao iniziò nel 2008, quando andò in scena a Gibellina la versione francese di Lampedusa beach.
Una lettera, tre anni dopo quella rappresentazione, creò fra loro un ponte, dando licenza a una vicenda drammaturgica che si è risolta solo dopo quattordici anni, portando alla luce il testo commissionato da Corrao, pubblicato oggi da Cue Press, casa editrice digitale emiliana interamente dedicata alle arti dello spettacolo.

S’intitola Futuro poetico siciliano, ma a specificarne gli intenti è il sottotitolo: «Materiali vivi per un testo a venire», scelta che rivela una scrittura inconclusa «a supporto di una mia scelta di considerarlo terreno sperimentale in cui inglobare poeticamente il tempo trascorso tra la morte di Corrao e il mio presente. Ho ripreso in mano la scrittura dopo quattordici anni – racconta Prosa – perché le parole non vanno mai abbandonate soprattutto se si trovano in grammatiche sismiche come quelle della vita di Corrao».

Il mito del volo di Icaro, la Sicilia come fossa di figure mitiche che cadono nel suo mare cimitero di morte. E ancora, la ricerca di un linguaggio nuovo, che evoca figure letterarie siciliane, da «rosa fresca aulentissima» allo ’Ntoni dei Malavoglia, da Tancredi a don Fabrizio che si agitano come burattini in un’Isola dove «cambia tutto per non cambiare nulla».

Nel testo appaiono inquietanti luoghi isolani, a tratti bufaliniani, dove la Sicilia in cerca di un presente-futuro possibile si culla in un incanto. Ed è in quell’incanto la chiave del testo. «L’incanto non è magia, ma fermo-immagine, perché l’attività dell’isola si riduce al bisogno di chi la abita di vedere come si era all’ultimo minuto in cui la cosa accadde», scrive Prosa.
Protagonisti del testo sono gli ultimi abitanti di una polis rivoltata dai millenni in una terra archeologica, pista di caduta di tanti Icaro, dove in un immaginario suggestivo, un deserto di sale che cinge il mare e non lascia partire più nessuno. Prosa immagina che siano quei reperti a raccontare la loro storia tragica, mentre si dipanano in una scena, ancora solo scritta, divisa in zona bassa, la fossa di Icaro, e zona alta, occupata da una montagna di rovine accumulate a caso. Tuccio, il pescatore, Cosma, l’angelo nero, la matriarca Maria e la ribelle Tina popolano l’isola, cimitero bagnato, di Lina Prosa.

Le figure di Futuro possibile siciliano costruiscono una geografia del pensiero siciliano, quello cui Corrao reputava allora necessario dare voce, e che oggi Lina Prosa cala nel contemporaneo confuso, bellico, in cui si fa spazio il sogno del teatro, sbucato fuori come il sandalo di Empedocle dal cratere dell’Etna: ciò che resta dalla miscela magmatica dove si è disciolta la volgarità di una terra desertica, dove però un futuro poetico è possibile.

Lina prosa futuro poetico siciliano cover

Carta: 14,99